18 marzo 2007: l"incipit


"Vieni a fare un giro dentro di me
o questo fuoco
si consumerà da sè.
E se una vita finisce qua
quest'altra vita
presto comincerà"

Con parole di altri (gli Afterhours), apro questo blog, con il fuoco che spero non si spenga mai.
Ho scritto molte parole, forse inutili o banali, o forse interessanti, irriverenti e divertenti.Le ho pubblicate altrove, ma a volte capita che dopo una giornata al mare si torni a casa solo con la sabbia nelle scarpe.
Ecco spiegato, quindi, il perchè di post retrodatati.
E' iniziata anche questa avventura..davanti, l'orizzonte. Sconosciuto. E per questo, assolutamente elettrizzante!
Buona lettura a tutti!



23 maggio 2007

Giovanni Falcone. Il coraggio di morire per le proprie idee. 15 anni dopo.


Marrone, bianco e azzurro.
Poi il grigio dell'asfalto e del fumo ed il rosso del sangue.
Era il 23 maggio 1992 e sull'autostrada Trapani Palermo quei tre colori viaggiavano da poco, portando dall'aereoporto di Punta Raisi a Palermo il giudice Giovanni Falcone, la moglie, Francesca Morvillo e sette persone della sua scorta.
All'altezza dello svincolo di Capaci quei tre colori si mischiano e si assemblano; 500 kg di tritolo in un tunnel appositamente scavato sotto l'autostrada per Palermo.
Il marrone non esiste più. Del bianco della Croma, resta solo la parte posteriore dell'auto. Dell'azzurro dell'ultima macchina qualcosa di più e tre agenti feriti. Sono stati sventrati dall'esplosione centinaia di metri di autostrada.
Muoiono Giovanni Falcone, 53 anni, Francesca Morvillo, la moglie quarantaseienne e tre dei suoi agenti di scorta: Vito Schifani, 27 anni, Rocco Di Cillo, 30 anni, ed Antonio Montinaro, anche lui trentenne.
Un radiocomando dalla campagna circostante ha azionato i 5 quintali di tritolo; la mano che l'ha premuto sembra essere quella di Giovanni Brusca, su ordine di Totò Riina.
Dopo 57 giorni, un'esplosione in Via D'Amelio,a Palermo, uccide il giudice Paolo Borsellino e i sei uomini della sua scorta.
Venti giorni prima di morire, Borsellino rilascia a Lamberto Sposini per il TG5 una intervista, l'ultima. E' un uomo scosso, "impegnato a recuperare tutte le possibilità operative sulle quali il dolore ha inciso in modo enorme". Si rende perfettamente conto di essere un cadavere che cammina, come aveva affermato Ninni Cassarà.
Negli anni le indagini e i processi hanno portato a molte condanne, ritrattazioni, sconti di pena, mistificazioni della realtà.
Ancora oggi non si sa bene chi siano stati i reali mandanti della strage, come del resto ha ricordato anche questa mattina Maria Falcone, la sorella, sulla banchina del porto di Palermo, dove è approdata la "nave della Legalità", con a bordo 1300 tra studenti ed insegnanti, sbarcati per le commemorazioni della strage.


Sono passati 15 anni.
Giovanni Falcone una volta disse che "si muore generalmente perchè si è soli o perchè si è entrati in un gioco troppo grande", amando citare spesso un'altra vittima di un sistema corrotto, J.F. Kennedy, che diceva che "un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli e le pressioni." Questa, secondo loro, la base di tutta la moralità umana.

Ma la nostra moralità dov'è se ancora non siamo riusciti nemmeno a svelare chi tra le istituzioni voleva morto Falcone e Borsellino, aiutando i boss della mafia a compiere la strage?



4 commenti:

Anonimo ha detto...

In effetti è proprio il caso di afre una riflessione...almeno una la giorno sarebbe opportuna.

Che almeno il sacrificio di pochi, eroi, per me, servisse a scuotere eventi, uomini, abitudini, modi di vita.
Io un pensiero lo faccio e ci spero sempre!
buona giornata!
Giulia.

Anonimo ha detto...

ovviamente era fare e la...sarà preoccupante...?

Cristina Loizzo ha detto...

La speranza che qualcuno si fermi un attimo e leggendo rifletta, è, infatti, Giulia, il motivo per cui amo scrivere..anche utilizzando questo mezzo, sinonimo a volte di velocità d'informazioni e fretta.
Non ho sentito grandi echi sinceramente, per questo anniversario, tranne le azioni promosse dall'Associazione dedicata a Falcone e presieduta dalla sorella. Credo sia una vergogna. Non c'è da stupirsi, allora, se di uomini con questo coraggio e questa integrità d'azione non se ne vedono più..ci si abitua alla mediocrità ed all'invisibilità, anche a discapito di una società migliore.

Anonimo ha detto...

Leggo ora la tua risposta e devo dire che,purtroppo, hai ragione.
A volte credo che sarebbe più utile che a scuola si studiassero eventi di una storia più recente, ma sicuramente più significativa rispetto ai graffiti sulle caverne.
Le origini non sempre sono da ritrovare lontane nel tempo...lo sono di più quelle qualificanti!
Giulia.